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Storie

The Shape of Water o la forma dell’amore? Riflessioni

Qual è la forma dell’amore? Il film di Guillermo del Toro The Shape of Water, vincitore nel 2017 di 4 Premi Oscar, prova a spiegarci che l’amore, come l’acqua, non ha forma: o meglio, che può avere qualsiasi forma noi gli diamo. E più è diversa e speciale la sua forma, più sono intense le emozioni che provoca. L’amore include sempre, non esclude.

 

La forma dell’acqua: la fiaba di un tempo inquieto

 

La forma dell’acqua è un film a metà tra il genere storico e il fantasy, girato nel 2017 dal regista messicano Guillermo del Toro e molto premiato in tutto il mondo: vincitore di 4 Premi Oscar,  del Leone d’oro alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia e di 2 Golden Globe. Del genere storico The shape of Water riprende l’ambientazione: ricostrusce, infatti, l’atmosfera della Guerra Fredda che caratterizzava gli Stati Uniti all’epoca in cui sono narrati i fatti, il 1962. Al fantasy, stile La Bella e la Bestia, del Toro ispira invece lo storytelling, non dimenticando sue personali suggestioni tratte da altri film del genere, come Il mostro della laguna nera (regia di J.Arnold, 1954), che ha evidentemente ispirato la Creatura protagonista del La forma dell’acqua.

 

https://www.youtube.com/watch?v=lr8D5D92lCc

 

I protagonisti di The Shape of Water: le minoranze

 

Una disabile muta, una nera, un omosessuale, una creatura mostruosa, brutta alla vista e incapace di comunicare (come lo intendono i più). Ecco i protagonisti de La forma dell’acqua. In pratica, un nutrito gruppo di emarginati, soprattutto considerando che il film è ambientato nella società americana degli anni ’60. Ma è proprio in queste persone che l’amore prende forma. Nelle parole del regista:

 

“L’acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l’acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell’universo. Vale anche per l’amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l’amore resta sé stesso sia verso un uomo, una donna o una creatura.”

 

https://www.youtube.com/watch?v=B10q1a7WHIs

 

Trama di un racconto sull’imperfezione

 

Elisa Esposito (interpretata da Sally Hawkins), una donna sola al mondo, non bella e affetta da mutismo, vive nel suo mondo di silenzi senza nessuna ambizione o desiderio. Fa l’addetta alle pulizie. A colazione, uova sode. Ogni giorno. Per una persona così “difettosa”, che altro? Siamo a Baltimora, Stati Uniti, nei primi anni ’60: in quel periodo, in piena Guerra Fredda, il governo americano finanziava esperimenti che potessero combattere lo spionaggio russo. A Elisa e alla sua collega Zelda, afroamericana (Octavia Spencer), viene richiesto di fare le pulizie proprio in un laboratorio governativo. Ed è lì che Elisa fa l’incontro della sua vita: l’incontro con uno di questi inquietanti esperimenti.

 

Elisa incontra la Creatura

 

Nel laboratorio è rinchiusa una creatura squamosa ma dall’aspetto umano, una sorta di uomo-pesce proveniente dall’Amazzonia, che gli indigeni venerano come un dio. Gli scienziati intendono studiare quest’essere che sembra avere dei poteri misteriosi, ma lo trattano come un oggetto mostruoso, con il quale non solo è impossibile comunicare, ma che è anche talmente pericoloso da tenere in catene. Ma avviene un miracolo.

 

L’amore vince qualsiasi paura, anche quella del diverso

 

Solo una persona altrettanto vulnerabile e “diversa” come Elisa riesce a guardare la Creatura senza paura e senza pregiudizi. Anche lei vede negli occhi degli altri la repulsione, anche lei vive in un mondo di solitudine, dove nessuno si sforza di entrare. Lei ha un’idea di come lui possa sentirsi: e gli offre una delle sue uova sode. La Creatura, incuriosita, accetta il dono: allora Elisa, che per comunicare usa la lingua dei segni, gli mostra il segno per “uovo”. Due dita della mano destra e due della sinistra che si sfiorano: “uovo”. La Creatura sorride e impara: “uovo”. Così comincia la loro suggestiva e romantica storia d’amore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=OCBG2j49XcQ

 

Il messaggio potente de La forma dell’acqua: una metafora contro i muri

 

La forma dell’acqua è un elogio della diversità, un film visionario, romantico e pieno di suggestioni. Ma è proprio in questa sua natura la sua attualità e la sua potenza narrativa: la storia d’amore tra le creature più deboli ed emarginate della storia è un’accusa contro i muri fisici e mentali che sempre più spesso si tenta oggi di costruire nei confronti dell’Altro, rinunciando a priori a comprenderlo e a cercarlo. Ecco l’immagine poetica con cui il racconto si chiude:

 

“Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque”.

 

https://www.youtube.com/watch?v=dkQpgx3U7ag

 

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