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Gli spiriti vi affascinano o vi fanno paura? Se vi fanno paura, state tranquilli. Alcuni di questi spiriti sono i nostri protettori! Scopriamo il Candomblè, l’antica religione spiritista dei neri del Sud America.
Indice dell'articolo
Candomblè: cos’è
Il Candomblè è una religione di minoranza praticata in Africa e in Brasile, ma diffusa anche in alcuni paesi europei. Si tratta di un culto “sincretico”, cioè nato dalla fusione di più culti, alcuni religiosi altri tradizionali. Nel Candomblè infatti convivono la religione cristiana, lo spiritismo e le religioni orientali, presenti in Brasile grazie all’arrivo degli emigranti Giapponesi.
Il Candomblè e “la danza” degli schiavi
La parola Candomblè deriva dalla lingua africana Bantu e significa letteralmente “danza di neri”. Questa religione, infatti, era originariamente praticata in Africa ed è arrivata in Brasile tramite i neri, che da lì venivano deportati come schiavi a partire dal 1500. Inizialmente il culto si limitava all’ambiente degli schiavi ed era combattuto dalla chiesa cattolica, ma in seguito all’abolizione della schiavitù, sul finire del 1800, cominciò a diffondersi, perché i neri non erano più costretti a convertirsi al cattolicesimo.
Diffusione nel mondo
Oggi il Candomblè conta almeno due milioni fedeli e migliaia di terreiros (templi), all’interno dei quali non è difficile trovare anche croci cristiane. I brasiliani, infatti, non sentono in contrasto l’appartenenza a una delle grandi religioni istituzionali (come il cattolicesimo) con la professione di culti tradizionali o mistici, quindi sono spesso seguaci di entrambi. La spiritualità del Candomblè si è diffusa anche agli stati vicini: Venezuela, Uruguay, Paraguay e Argentina, e resta molto praticata anche in Africa, pur con caratteristiche diverse. Fino ad arrivare, attraverso le migrazioni, anche in Italia e a Roma.
Gli spiriti guida, gli Orixa
La versione oggi più praticata del Candomblè si origina a Salvador de Bahia, in Brasile, da un gruppo di schiavi appartenenti al gruppo etnico degli Yoruba, diffuso in Nigeria. La particolarità di questa religione è che agli elementi tradizionali e tribali si sono sovrapposte le credenze cristiane: i seguaci del Candomblè credono in un gruppo di divinità, o spiriti mediatori (circa un centinaio) chiamate Orixa, al di sopra delle quali si trova Olorun, il principio di tutte le cose. Ma ad ognuna di esse è abbinato un colore, un fenomeno naturale e…un santo cattolico.
Nanà, dea della terra, ovvero… Sant’Anna
Olorun è associato dai credenti al Dio cristiano, mentre ogni spirito, in base ai suoi doni, si trasforma in un santo. Oxala, dio della creatività e figlio di Olorun, è ad esempio assimilato a Gesù Cristo, lo spirito Ogum a Sant’Antonio, Xangô a San Gerolamo, e così via. Un Orixa ascolta le preghiere, consola e salva, proprio come tutti i santi che conosciamo. Secondo il culto del Candomblè, ognuno di noi ha il suo Orixa, il suo protettore, e lo può evocare.
Il rito della possessione
Quello che non appartiene alla visione cristiana è il rituale mistico che ha come protagonisti gli spiriti. Una tipica cerimonia di Candomblè, infatti, dopo vari riti di purificazione e riti “magici”, prevede l’invocazione degli spiriti. Questi scendono in terra, si impossessano dei corpi di alcuni fedeli eletti, in particolare donne, e danzano per ore al ritmo di sonorità africane. La persona prescelta per essere posseduta non può però accogliere uno spirito qualsiasi: può ospitare solo la sua divinità protettrice. Infine, gli spiriti tornano da dove sono venuti. Ecco come scoprire, se volete, qual è il vostro Orixa protettore.