cos'è l'identità sessuale
Minoranze di genere

L’identità sessuale: che cos’è e quali sono le sue componenti

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Che cosa significa “identità sessuale”? Come e quando si forma? L’identità sessuale si struttura da bambini, da adolescenti, da adulti? Ha a che fare con gli aspetti biologici? Le domande su questo tema sono molteplici e delicate. In questo articolo facciamo un po’ di chiarezza, approfondendo le sue quattro componenti.

“Felice chi è diverso
Essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
Essendo egli comune.”

(S.Penna)

Che cos’è l’identità sessuale?

Per identità sessuale si intende un insieme che esprime la dimensione soggettiva, del tutto individuale, dell’essere persone sessuate. Ogni singola persona esprime il suo particolare modo di essere sessuata. Ciascunә di noi, insomma, ha la propria peculiare identità sessuale.

L’insieme di cui parliamo si struttura nel tempo, nel corso dello sviluppo, grazie alla combinazione di fattori biologici, psicologici, educativi, socioculturali, e non va considerato come qualcosa di immodificabile: è possibile che, nel corso del tempo, lo si sottoponga a rimodulazioni.

Ma di cosa si compone, esattamente, questo insieme?

"The Gender Good Faith Exhibit" - Gender Museum (Kvindemuseet), Aarhus, Denmark, opera
ispirata alla "Genderbread Person"

Identità sessuale componenti

L’identità sessuale è costituita da quattro componenti, di cui è importante comprendere specificità e differenze, onde evitare di fare confusione…

Per individuarle ed analizzarle, ricorriamo a The Genderbread Person, brillante invenzione di Sam Killermann, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA+ e scrittore. La figura di The Genderbread Person, che vanta il pregio di essere particolarmente intuitiva, si rivela utilissima per spiegare l’identità sessuale alle persone di ogni età.

The Genderbread Person
“The Genderbread Person”, S.Killermann

 

Come possiamo vedere, ci sono quattro frecce che si collegano a parti diverse del corpo di The Genderbread Person. Ognuna di esse rappresenta una componente dell’identità sessuale: la freccia che conduce agli organi sessuali indica la prima, il sesso assegnato alla nascita, la freccia che porta al cervello la seconda, l’identità di genere, la freccia che si dirige al cuore la terza, l’orientamento sessuale e, infine, la freccia che abbraccia la figura intera indica espressione e ruolo di genere, la quarta componente dell’identità sessuale.

1. Sesso assegnato alla nascita

Un primo aspetto sul quale occorre cogliere una sfumatura sta proprio in questa prima componente dell’identità sessuale. Probabilmente vi sarà capitato di sentir parlare di sesso biologico, ma forse non di sesso assegnato alla nascita. E allora perché qui si parla di sesso assegnato alla nascita? Perché non accade sempre che a una persona che nasce si assegni un sesso che corrisponda realmente alla sua biologia. Quasi nella totalità dei casi il sesso viene assegnato alla nascita in modalità binaria: o femmina o maschio. E se la biologia di una persona non fosse realmente o maschile o femminile?

Che cos’è il sesso biologico?

tutina per machietto o femminuccia

La letteratura scientifica ci dice che il sesso biologico è l’insieme degli indicatori biologici di maschio e femmina (cromosomi sessuali, gonadi, ormoni sessuali, organi genitali).

Il sesso assegnato alla nascita, invece, è il sesso che viene assegnato ad ogni persona che nasce, solitamente sulla base di come appaiono i suoi genitali esterni: se hanno l’aspetto di una vagina, allora quella persona sarà assegnata femmina alla nascita o AFAB (Assigned Female at Birth), se hanno l’aspetto di pene e testicoli, allora quella persona sarà assegnata maschio alla nascita o AMAB (Assigned Male at Birth).

Esiste, però, una terza possibilità: il sesso non è esclusivamente binario.

Che vuol dire Intersex

Alcunә bambinә nascono con condizioni Intersex (“I” nella sigla LGBTQIA+). Nelle persone Intersex i cromosomi sessuali, i caratteri sessuali primari (le gonadi) e/o secondari (ad esempio la distribuzione dei peli corporei) non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili, oppure sono presenti caratteristiche sessuali sia maschili che femminili. Assegnare loro un sesso alla nascita, optando per l’uno o l’altro estremo del binarismo maschio-femmina non ne rappresenta correttamente la biologia. Ancora troppo spesso accade, però, che il personale medico assegni arbitrariamente, ad una persona I, il sesso F o M, con tutto ciò che queste lettere comportano culturalmente, ingenerando ripercussioni negative sull’identità di genere.

Assegnando un sesso alla nascita, in più, si assegna automaticamente un genere. Il genere, a differenza del sesso, è un costrutto sociale che implica le caratteristiche del maschile e del femminile per come vengono culturalmente definite.

 

2. Identità di genere: io chi sono?

L’identità di genere indica il modo in cui una persona definisce se stessa rispetto al genere cui sente di appartenere. “Io chi sono?” è la domanda che ci poniamo parlando di identità di genere, cioè del senso intimo e profondo di chi siamo in relazione al genere. Sono maschio e mi definisco tale? Sono femmina e mi definisco femmina?

Lo spettro del genere: da bigender a genderfluid

Appartengo ad entrambi i poli del binarismo maschio – femmina e, dunque, la definizione più adatta a me è quella di bigender? O, ancora, sento che mi appartengono diversi generi, anche oltre il binarismo, e quindi mi dico pangender? Sento che non mi appartiene nessun genere, cioè sono agender? Oppure sono fluidә, perché la mia identità di genere fluttua tra i generi a seconda del momento o della circostanza che vivo e dunque mi definisco genderfluid? Quelli appena menzionati sono alcuni esempi delle identità di genere possibili. Il genere, insomma, è uno spettro: quello femminile e quello maschile sono solo le polarità di uno spettro che offre numerose possibilità.

Facciamo ora un passo avanti: l’identità di genere può corrispondere al sesso assegnato alla nascita, oppure può non corrispondervi.

Sono Cisgender, o Cis, quelle persone la cui identità di genere corrisponde al sesso assegnato loro alla nascita. Se una persona AMAB ha un’identità di genere maschile, allora è un uomo Cisgender.

Quando l’identità di genere non corrisponde al al sesso: binary vs. non binary

Il termine ombrello Transgender, o Trans (“T” nella sigla LGBTQIA+), include, invece, quelle persone la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato loro alla nascita. Se una persona AMAB non ha un’identità di genere maschile, allora non è un uomo Cisgender. Sarà lәi a dirci qual è la sua identità di genere e con quali pronomi vuole che a lәi ci si rivolga (vorrà il femminile? Vorrà il neutro? Chiediamoglielo.)

Le persone T sono binarie se si identificano con il genere opposto al loro sesso assegnato alla nascita, all’interno del binarismo maschio – femmina. Di conseguenza, ci sono persone T FtM ed MtF. FtM, cioè Female-to-Male, è la persona cui alla nascita è stato assegnato il sesso femminile e che ha un’identità di genere maschile, per cui può desiderare di modificare il proprio corpo, l’ha modificato o lo sta modificando per renderlo maschile. MtF, cioè Male-to-Female, all’opposto, è la persona cui alla nascita è stato assegnato il sesso maschile e che ha un’identità di genere femminile, per cui può desiderare di modificare il proprio corpo, l’ha modificato o lo sta modificando per renderlo femminile. Non è detto che le persone T desiderino ricorrere agli ormoni o alla chirurgia per modificare il proprio corpo. Per alcune è così, e allora possono decidere di intraprendere il cosiddetto Percorso di affermazione di genere, per altre no: quello che si fa per vivere la propria identità di genere in maniera soddisfacente è del tutto soggettivo.

Ci sono, poi, le persone non binarie (non-binary, NB), che sono quelle che non si identificano all’interno del binarismo maschio-femmina. Agender, bigender, pangender e genderfluid sono, appunto, alcune delle identità non binarie. Alcune persone non-binary si riconoscono come “Transgender”, mentre altre no, ritenendo che “Transgender” rimandi troppo ad un binarismo loro estraneo.

La Scienza ci dice chiaramente che essere persone T o NB (Non binarie) non è una malattia.

3. Orientamento sessuale: chi mi piace?

“Chi mi piace? Chi mi attrae?” È questo che ci domandiamo con questa terza componente dell’identità sessuale. L’orientamento sessuale si definisce sulla base dell’identità di genere ed indica da chi si è attrattә sessualmente e sentimentalmente. Anche con l’orientamento si esce fuori dal binarismo: non esistono solo l’omosessualità, cioè l’attrazione sessuo-affettiva nei confronti di persone del proprio stesso sesso/genere all’interno del binarismo F/M, e l’eterosessualità, cioè l’attrazione sessuo-affettiva nei riguardi di persone del sesso/genere binario opposto al proprio.

Bisessualità e altri orientamenti sessuali

Esiste anche l’orientamento bisessuale, proprio di chi è attrattә da entrambi i sessi/generi binari, quello pansessuale, orientamento di chi è attrattә da qualcunә a prescindere da che sesso/genere abbia, o ancora l’orientamento asessuale, che appartiene a chi non prova attrazione erotica nei confronti di altre persone, mentre la persona aromantica è quella che non prova attrazione romantica verso altrә o ne prova meno della media. L’orientamento sessuale, di cui si diventa consapevoli con la pubertà, è un continuum.

La sigla LGBTQIA+: che significa

La “L” di LGBTQIA+ sta per Lesbica, cioè la donna che ha identità di genere femminile (può essere sia Cisgender che Transgender) ed è attratta da altre donne, la omosessuale; la “G” sta per Gay, cioè l’uomo che ha identità di genere maschile (può essere sia Cisgender che Transgender) ed è attratto da altri uomini, l’omosessuale; la “B” sta per Bisessuale; la “A” sta per Asessuale. L’orientamento pansessuale rientra nel “+”, che include simbolicamente tutte le identità di genere e gli orientamenti che non sono compresi nelle prime sette lettere della sigla.

Manca solo la “Q”, che sta per Queer, una parola che rappresenta chi non intende incasellarsi e definirsi rigidamente o chi è questioning, chi, cioè, si sta ancora chiedendo quale/i definizione/i sia/siano più appropriata/e per sé.

Teniamo a mente un aspetto importante: né l’identità di genere né l’orientamento sessuale sono una scelta.

4. Espressione e ruolo di genere

L’espressione di genere indica quegli atteggiamenti e quei comportamenti culturalmente propri di un genere, nonché il modo in cui si esprime la propria appartenenza a un genere. Basti pensare al modo di vestire: la gonna è culturalmente abbinata al femminile, e un uomo che la indossa ci provoca, il più delle volte, una sensazione di spaesamento. Lo stesso si dica di una donna che porta i capelli rasati a zero o indossa una cravatta. L’espressione di genere ha anche a che fare con l’uso dei pronomi e del proprio nome. Insomma, non è detto che il modo in cui si esprime il proprio genere corrisponda alla propria identità di genere. Il ruolo di genere è, invece, l’insieme delle norme sociali culturalmente proprie di un genere: dalle donne ci si aspetta che siano accudenti, emotive, mentre gli uomini sono veri uomini solo se non piangono. In due parole, abbiamo a che fare con pregiudizi e stereotipi.

L’identità come unicità

Le quattro componenti dell’identità sessuale, benché profondamente interrelate, sono indipendenti l’una dall’altra. Ciò vuol dire che non bisogna dare per scontato nulla. Se una persona AMAB (Assigned Male at Birth) ha un’identità di genere maschile non è detto che sia necessariamente eterosessuale e che non ami uscire con il rossetto sulle labbra…

Ognunә di noi è un unicum, con la sua peculiare combinazione delle quattro sfere dell’identità sessuale. Nessuna delle combinazioni possibili è sbagliata.

Per approfondire gli argomenti di questo articolo:

De Leo (2021), Queer. Storia culturale della comunità LGBT+, Einaudi, Torino.

A. Jannini, A. Lenzi, M. Maggi (2014), Sessuologia medica. Trattato di psicosessuologia e medicina della sessualità, Edra Masson, Milano.

Istituto Superiore di Sanità: https://www.infotrans.it

Killermann S. (2017), The Genderbread Person, https://www.genderbread.org

 

Patrizia Passi

Dott.ssa Patrizia Passi, Psicologa e formatrice esperta in tematiche LGBTQIA+, componente del Gruppo di lavoro dedicato alle Pari Opportunità dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi d’Abruzzo, con riferimento specifico per le tematiche LGBTQIA+, Presidente del circolo provinciale Arcigay “Massimo Consoli” L’Aquila.

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