Natività di Giotto
Minoranze religiose

Il Natale cristiano nel mondo: origini e sincretismo

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Quello che oggi festeggiamo il 25 dicembre di ogni anno è il Natale di Gesù Cristo, cioè il ricordo della nascita di Gesù, che per i cristiani è Dio, Figlio del Padre nell’amore dello Spirito Santo.

Questo è il significato del Natale cristiano: come mai allora le origini di questa festività sono controverse? È perché il Natale si festeggia proprio il 25 dicembre? Tutti i cristiani nel mondo, anche le confessioni che in Italia sono minoritarie, lo festeggiano nello stesso modo?

Scopriamolo in questo articolo, arricchito da intermezzi musicali della tradizione natalizia colta.

Canto della metà XVIII secolo, di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, da cui deriva “Tu scendi dalle stelle

Cos’è il Natale: la simbologia della luce e della rinascita

Natività Chagall
Chagall, Natività

Sembra strano pensarlo, visto che si tratta dell’evento più importante della religione cristiana insieme alla Pasqua, ma le origini del Natale come festività sono molto più antiche dell’avvento di Gesù Cristo in mezzo a noi.

“E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.” (GV, 1, 14)

In primo luogo, le celebrazioni di inizio anno sono presenti in molte culture e religioni del mondo, sia in Oriente che in Europa. Questo fa pensare che il senso ultimo di quella che è considerata “la madre di tutte le feste”, cioè la festa a cavallo tra la fine di un anno solare e l’inizio del nuovo, abbia radici ancestrali e sia comune in qualche modo a tutte le culture: celebrare il rinnovarsi del ciclo del tempo.

Questa ipotesi è avvalorata da fenomeni di rilevanza socio-antropologica che ancora oggi possiamo osservare. Tra questi, il caso dei Kalasha, piccola minoranza del Pakistan, un popolo di montanari che ha resistito negli anni all’influenza delle grandi religioni monoteiste restando fedele alle proprie credenze e pratiche, che si inquadrano in una religiosità arcaica, dalle radici simili al politeismo greco-romano, celtico e vedico (India). Tra queste pratiche, una delle più importanti è proprio l’antichissima festa del Solstizio d’Inverno, che si celebra all’inizio dell’Anno Nuovo.

Nell’antica Roma il 25 dicembre si festeggiava, con una valenza simile, il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata a celebrare nascita del dio Sole (Mithra), introdotta a Roma per la prima volta dall’imperatore Eliogabalo intorno al 200 d.C.. Solis Invicti significa “Sole non vinto”: il riferimento, oltre che alla simbologia della luce, è al fatto che con il solstizio d’inverno, che coincide con la festa, le ore di luce durante il giorno ricominciano ad aumentare. Proprio come se il dio Sole avesse vinto la sua battaglia contro le tenebre e desse modo alla luce di rigenerarsi.

25 dicembre festa pagana cristianizzata

Il Natale diventa una festa religiosa con il diffondersi del Cristianesimo. I cristiani iniziano celebrare il giorno del Natale intorno al IV secolo d.C., riallacciandosi a tradizioni già esistenti e riempiendole di un significato nuovo: la “natività di Gesù Cristo”. Il culto del dio Sole viene recuperato identificandolo con la figura di Cristo, la “Nuova Luce”, o nuovo “Sole di Giustizia”, come è chiamato il Messia dal profeta Malachia, (cfr.Malachia 3, 20).

“In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.” (GV, 1, 4-9)

“Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia

con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla.” (Malachia 3, 20).

 

Antico canto natalizio dal Messiah di G.F.Handel, metà XVIII sec.

Natale cristiano significato e sincretismo

Le prime comunità cristiane, appropriandosi del simbolo pagano del sole come fonte della luce e della vita che si rigenera, attraverso la sua associazione alla figura di Gesù Cristo, attuarono una pratica che in antropologia e sociologia si definisce sincretismo (fusione o contaminazione tra elementi provenienti da religioni e/o culture differenti).

Il sincretismo caratterizza le culture in diverse zone del mondo, in particolare laddove è presente, per ragioni storiche e geografiche, una compresenza di gruppi etnici diversi. Questo è comune, ad esempio, nelle culture dell’Africa e dell’America Latina, che hanno un lungo passato coloniale attraverso i secoli (vedi, nell’ambito delle minoranze religiose, il caso del Candomblè brasiliano).

Inoltre, la festa del Natale, come celebrazione della luce purificatrice che non si spegne, ha delle connessioni con una delle più importanti festività ebraiche, Chanukkah o, appunto, Festa delle Luci, istituita da Giuda Maccabeo. Chanukkah commemora il miracolo della Luce, che avvenne quando gli ebrei, per riconsacrare a Dio il Tempio di Gerusalemme contaminato dai riti pagani, riuscirono a riaccedere la grande Menorah, la lampada a sette bracci, con l’olio consacrato di una piccola ampolla.

E la luce non si spense. Restò accesa per otto giorni, tanto quanto ancora oggi dura la festa di Chanukkah.

Perché il Natale si festeggia il 25 dicembre?

La data del 25 dicembre non è altro che una data simbolica: storicamente, infatti, non è nota la data esatta della nascita di Gesù, i Vangeli non ne fanno menzione. Nei testi sacri si fa riferimento al censimento ordinato dall’imperatore romano Augusto, per l’esattezza nel Vangelo di Luca, ma la datazione storica ne è in ogni caso controversa.

La data del 25 dicembre, con tutta probabilità, viene scelta intorno al 400 d.C. proprio per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti, molto sentita dal popolo, trasformandolo nel Natale festa cristiana. Dopo l’Editto di Tessalonica dell’imperatore Teodosio nel 380 d.C., infatti, il cristianesimo diventa la religione di stato dell’impero romano e i culti pagani vengono proibiti.

6 gennaio: il Natale degli Ortodossi

Non dimentichiamoci, però, che il 25 dicembre è la data del Natale cattolico, cioè quella fissata dalla Chiesa Cattolica Romana. I cristiani ortodossi, cioè i fedeli della confessione cristiana diffusa in Oriente e che tra noi è una minoranza, lo festeggiano, invece, il 6 gennaio. Questo perché originariamente, ben prima che la festa fosse fissata nel calendario romano al 25 dicembre, in Oriente, a partire dall’Egitto, si era diffusa l’usanza di festeggiare la natività di Cristo nel giorno dell’Epifania, cioè quando la nascita del Bambino è svelata ai Magi.

Brano per un Concerto di Natale ortodosso

I protestanti festeggiano il Natale?

I Cristiani appartenenti alle varie confessioni protestanti (come evangelici, valdesi, luterani, Chiesa Pentecostale e così via) sono i più critici e i meno osservanti rispetto alla festività del Natale. La ragione è di natura storica e bibliografica: in primo luogo, perché in nessuno dei Vangeli ci sono riferimenti alla data della nascita di Cristo e a quella del suo battesimo. In secondo luogo, per la consapevolezza delle radici pagane della festa, di cui oggi potremmo vedere un riflesso nell’accentuazione dei suoi aspetti consumistici, che nulla hanno a che vedere con la spiritualità.

La religiosità dei cristiani protestanti è, in generale, caratterizzata da un’osservanza e uno studio attento delle Sacre Scritture: per la maggior parte di loro, dunque, non è giustificata l’istituzione di feste liturgiche come il Natale, e altre presenti nel calendario cristiano, che non trovano esplicito fondamento nella Bibbia.

Alcune confessioni protestanti, come i Valdesi e i Metodisti, sono però più aperte al festeggiamento del Natale, ma con caratteristiche liturgiche proprie rispetto al Natale cattolico.

Ad esempio, i Valdesi fanno precedere di alcuni giorni alla festa un culto dedicato ai bambini in ricordo dell’infanzia di Gesù e della sua predilizione i piccoli e i deboli:

13″Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. (MC, 10, 13-15)

A questo link, una puntata di approfondimento sul tema della trasmissione Rai Protestantesimo.

Vi lasciamo con un’antica melodia napoletana dedicata alla Natività:

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