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Storie

Che cos’è una coppia mista? La scelta di Hanan

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Ci sono storie d’amore un po’ particolari, storie fatte di toppe colorate, come le coperte patchwork. Una storia come questa è fatta di pezzi di vita che si rompono e quando rimetti i pezzi insieme sembrano altri, diversi, magari più complicati, ma perfetti a loro modo. È la storia d’amore di una coppia mista: Hanan e suo marito. Volete entrare in una casa meticcia?

Ti guarderò

Parlerò con te;

ti amerò,

vivrò con te

Ti amerò

e poi…

Ti penserò,

e parlerò di te.

(Ndjok Ngana, La donna del guerriero, Nhindo-Nero)

 

Che cos’è una coppia mista?

 

Le coppie miste sono coppie formate da persone di origine etnica e culturale differente, e per questo guardate con diffidenza nella società.

Queste coppie sono spesso definite come un “laboratorio” di identità diverse che si mescolano. Un po’ come dire: io ci metto qualcosa di mio, tu metti a disposizione quello che hai tu, li mettiamo insieme e creiamo qualcosa di nuovo, che prima non esisteva. Certo, questo avviene in tutte le coppie. Ma in una coppia islamo-cristiana è un po’ più complicato… Ecco un film molto poetico (Ae fond kiss, di Ken Loach, 2004) che racconta come:

 

 

Hanan, dal Marocco a Roma

 

Guardiamo una di queste storie “a colori” dal punto di vista di una ragazza straniera. Hanan è una ragazza marocchina, musulmana, bella. È venuta in Italia per raggiungere la sorella Fatima e continuare gli studi, ma poi ha deciso di iniziare a lavorare, prima in un bar e poi come educatrice in un asilo nido. Dopo circa due anni dal suo arrivo, ha conosciuto un ragazzo di Roma,cattolico, che protegge al punto da non volermi rivelare il suo nome. Dopo quattro anni si sono sposati. Il mio incontro con Hanan avviene a casa sua: ve lo racconto.

 

La casa meticcia

 

Hanan è gentile e ospitale, mi accoglie insieme alla sorella Fatima: si siede accanto a me in soggiorno, sul divano, tra i giocattoli di Karim, il suo bimbo. Mi sembra subito di trovarmi in un “ordinato” ambiente meticcio: sotto il grande tavolo da pranzo, un bellissimo tappeto rosso marocchino vorrebbe portarmi lontano. Ma poi, sul tavolo, la ricetrasmittente per controllare il bambino che dorme nell’altra stanza e l’enorme televisore mi riportano a Roma, ai giorni nostri.

 

Una storia d’amore fatta di parole

 

La scelta di sposare un ragazzo italiano per Hanan è stata una scelta d’amore: mi racconta che non si è mai sentita sola in Italia, neanche i primi tempi, perché qui c’era già gran parte della sua famiglia: la sorella Fatima e gli altri tre fratelli. “Mai io mi so’ sentita straniera veramente, nemmeno con la gente dove ho lavorato, sempre so’ stata bene. Poi ho incontrato lui, parlavamo… Lo vedevo a tutte le ore, parlavamo e piano piano è nata una storia che…ecco qua! Il risultato… Un bambino! È andata così, niente era programmato, è venuto così…!”

 

Paura dell’Altro: e perché?

 

“Ma non ti spaventava legarti a un uomo di un’altra cultura?”,le ho chiesto. Lei mi ha risposto di no, che ha pensato ai problemi, ma a quelli a cui si va incontro in tutte le relazioni. In Maroccoi genitori di Hanan lavoravano con i turisti, quindi lei si trovava spesso con italiani e francesi, fin da quando era piccola. Questi contatti le hanno permesso di vivere in modo sereno e apertoil rapporto con le persone di altre culture, e di non averne paura.

 

Indovina chi viene a cena?

 

 

I genitori di Hanan hanno rispettato la sua scelta quando ha deciso di sposarsi, anche se per la religione islamica una donna musulmana non potrebbe sposareun uomo cristiano: ma “Se tu lo conosci e stai bene…quello è importante”. Darsi la possibilità di conoscersiè l’unico modo per neutralizzare i pregiudizi, per metterli alla prova, e questa famiglia marocchina può insegnarcelo. “Per quello dicevo che i media devono dare più informazioni, così la gente si immagina il Marocco come è fatto veramente: no tutti gazebo, tutti per terra, tutti al Sahara…”.

 

 

Le coppie miste sono destinate a fallire? Storia di unlaboratorio di identità

 

“Mi ha sposato che so’ marocchina e rimango sempre marocchina e io l’ho sposato in italiano. Lui fa il ramadancon me, io faccio il Natale. Basta rispettarsi”. Il dialogo e la condivisione delle rispettive identitàhanno fatto sì che quella di Hanan e suo marito fosse una coppia felice, contrariamente a quello che spesso si pensa delle coppie miste.

Il mettersi in giocoe trovare soluzioni comuni ai problemi della quotidianità, più la capacità di accogliere i bisogni dell’altro, sono aspetti importantissimi in ogni matrimonio, ma soprattutto dove quello che divide è più di quello che accomuna.

 

Cercare insieme una strada contro la discriminazione

 

La difficoltà, o la risorsa a seconda dei casi, di una coppia mista non sta nella differenza culturale in sé, ma nella capacità di gestirla cercando una strada insieme. Il film Indovina chi viene a cena(di Stanley Kramer, 1967) è stato uno dei primi a raccontare una storia d’amore tra due persone di diverse origini etniche: Joanna e John, una ragazza bianca e un afroamericano nella società “bene” degli Stati Uniti degli anni ’60. Dopo la diffidenza e le resistenze iniziali, il padre di Joanna arriva a questa conclusione:

 

“Voi però lo sapete, e io so che lo sapete, che cosa sfidate. Ci saranno 100 milioni di persone, qui negli Stati Uniti, che si sentiranno disgustate, e offese, e provocate dal vostro atto. Chiunque potrebbe obiettare, e non a vanvera, su questo vostro matrimonio. Gli argomenti sono tanti, non c’è bisogno di cercarli.

Ma voi siete due esseri perfetti, e vi siete innamorati. Qualunque obiezione possa fare un bastardo contro la vostra intenzione di sposarvi, solo una cosa ci sarebbe di peggio. Cioè che voi due, sapendo ciò che fate, sapendo ciò che vi aspetta e sapendo ciò che sentite, non vi sposaste.”

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