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Disabilità

Il cinema sordo non è muto: l’esperienza di #Cinedeafacasatua

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Il 23 maggio 2020 si è conclusa la rassegna cinematografica #Cinedeafacasatua: vogliamo raccontarvi un’iniziativa unica nel suo genere, che, tramite Facebook, ha portato nelle nostre case film e documentari accessibili durante i mesi di lockdown.

 

Per riempire i “vuoti” di tempo e di senso parlando di sordità e discriminazione. Ma non solo. Per scoprire cosa succede quando una stessa persona è un crocevia di minoranze.

Cinema muto e cinema sordo. Che cos’è Cinedeaf

Cinema sordo e cinema muto possono forse sembrare la stessa cosa. Ma chiariamo l’equivoco, non lo sono. Il cinema “muto” è un cinema “senza parole”, senza suoni. Il cinema sordo è il cinema espressione della cultura sorda: le parole sono i segni visivi e i suoni sono quelli che scaturiscono dall’interazione delle persone sorde con l’ambiente.

Cinedeaf Festival Internazionale del Cinema Sordo di Roma, è l’unica espressione italiana di questa realtà. Nato all’interno dell’Istituto Statale per sordi di Roma, l’antico Istituto Silvestri, prima scuola pubblica per sordi in Italia e oggi centro di documentazione, consulenza, formazione e ricerca sulla sordità, il Festival ha come obiettivo principale la valorizzazione del deaf talent e delle potenzialità delle persone sorde attraverso la performance cinematografica.

Inoltre, Cinedeaf si pone come festival di ricerca per le proposte di contenuti e per il linguaggio espressivo che li veicola, risultato di anni di studi, progetti ed esperienze.

Ma perché portare il cinema sordo nelle case?

Rosaria Giuranna, poetessa sorda

Perché #Cinedeafacasatua?

La rassegna nasce dall’idea che ben si esprime nell’hastag #lisnonsiferma: la LIS, la Lingua dei Segni, deve continuare a comunicare, anche se, a causa delle misure anti-Covid, i sordi non possono vedersi. Come tutti, certo: ma per chi si esprime solo attraverso il canale visivo, come i segnanti, non vedersi rende ancora più complicato mantenere i rapporti sociali, e quindi acuisce la problematica dell’isolamento. Contrastare la crisi di socialità causata dal confinamento domestico, ancora più faticoso e stressante per le persone con disabilità e per i loro familiari, è parso quindi un obiettivo fondamentale a chi si occupa da sempre di accessibilità e inclusione.

Chef Rubio, testimonial del Cinedeaf

Le conversazioni simboliche con il cinema sordo

Da qui l’idea di tenere compagnia alle persone sorde e con disabilità proponendo loro contenuti filmici accessibili: conversazioni simboliche, dunque, quali sono quelle che si offrono a tutti noi quando interagiamo con i prodotti culturali, come film, poesie, opere d’arte. Questi, come afffermano i sociologi interazionisti (Goffman, Blumer, tra gli altri) dialogano con noi attraverso parole, immagini, colori, e ci cambiano.

Francesca di Meo (ISSR), organizzatrice dell’evento insieme a Luca Des Dorides, storico (ISSR), ci spiega come è stato realizzato praticamente il progetto #Cinedeafacasatua:

L’iniziativa è stata possibile grazie alla generosità degli autori che ci hanno fornito i materiali. L’Istituto Silvestri era chiuso, quindi la selezione del programma abbiamo dovuto farla sulla base di quello che avevamo a casa…abbiamo potuto considerare un archivio parziale, quindi, ma comunque ricco e rappresentativo delle varie voci che nel tempo hanno animato il Festival.

Inoltre, ci spiega, è stato determinante il sostegno di volontari esterni: Elena Danesin, (Casa di produzione audiovisiva Eyes Made, che ha distribuito in Italia Deaf Jam) per i contatti con registi, distributori e produttori, Stefania De Francesco, per la gestione della comunicazione sui social network e Lorenzo Laudo, presentatore dell’ultima edizione del Festival (2017), che ha condotto due dirette Facebook con autori e protagonisti dei film.

Il cinema accessibile: un’esperienza di tutti

La rassegna #Cinedeafacasatua ha visto la proiezione in streaming in diretta Facebook sulla pagina del Cinedeaf, due volte a settimana, di alcuni dei migliori film che hanno partecipato alle quattro edizioni del Festival, nella versione accessibile a tutti, cioè con i sottotitoli in italiano. Questo dà la misura del significato inclusivo dell’iniziativa, in quanto la sottotitolazione permette la fruizione dei contenuti sia alle persone con disabilità che agli udenti, rendendoli così opere che parlano a tutti.

Ogni proiezione è stata preceduta da una presentazione dei registi e seguita da un dibattito con il pubblico, in lingue verbali e visive, moderato dai membri del comitato artistico del Festival.

Il programma della rassegna: un’utile traccia

Il programma della rassegna è stato molto ricco, e rappresenta sicuramente una traccia interessante, soprattutto per chi la avesse persa, per poter ricercare questi autori e questi contenuti e farsi un’idea del cinema sordo.

La rassegna ha previsto la proiezione di 11 opere presentate nelle passate edizioni del Cinedeaf, per un totale di 360 minuti di proiezioni in prima visione Facebook.

La prima parte della programmazione, realizzata in collaborazione con  il canale British Sign Language Zone della BBC (la più importante realtà operante nel cinema sordo a livello europeo), ha interessato opere realizzate da registi sordi inglesi. Questo risultato è stato ottenuto grazie al legame del progetto Cinedeaf con il British Sign Language Trust.

Double discrimination, dal Congo alla Sicilia

Tra queste, segnaliamo il film denuncia “Double Discrimination”(2015) del regista Rinkoo Barpaga: cosa succede in Gran Bretagna se si è sordi, ma anche neri?

Oggi, non nel secolo scorso:

Terrorista, negro, pakistano!

Ecco alcune tra le etichette verbali più diffuse attualmente tra i sordi neri britannici, secondo l’inchiesta di Barpaga, che ci dimostra come la discriminazione nei confronti delle varie forme di diversità sia un tema attualissimo e soggetto, anzi, ad una certa forma di rimozione, in Europa.

La seconda parte della programmazione è stata invece interamente dedicata a film documentari di registi udenti italiani che hanno affrontato il tema della sordità.

Tra questi: “La voce del corpo” (2012, di Luca Vullo: quando il corpo e la gestualità sono le tue parole, come in Sicilia), “Inner me” (di Antonio Spano: la questione femminile nella comunità sorda di Butembo, nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo).

Gli eventi speciali, con il Festival del Silenzio

La rassegna ha proposto anche una serie di eventi speciali, tra cui segnaliamo quelli di maggior successo: la proiezione del documentario See What I’m Saying: the Deaf entertainers documentary, della regista statunitense Hilary Scarl, realizzato in collaborazione con Mason Perkins Deafness Fund, che ha visto la partecipazione della regista in diretta Facebook da Los Angeles, e  il dibattito con Valentina Foa, Loredana Bava e Violante Nonno, protagoniste del documentario “Segna con me”, che ha chiuso la rassegna, in collaborazione con il Festival del Silenzio (Milano).

Cinedeaf, quando la nuova edizione? Un po’ di dati…per riflettere

Come ha reagito il pubblico di Facebook a questa iniziativa? Ogni proiezione in diretta è stata seguita in media da 80/90 spettatori , con picchi, per alcuni titoli, di 150 spettatori collegati in contemporanea. Le visualizzazioni complessive (di tutte le proiezioni) sono state 19.800; ma, soprattutto, la pagina Facebook del Cinedeaf è salita in meno di un mese da 5900 a 6307 like!

La buona risposta in termini di interazioni ha particolarmente soddisfatto gli organizzatori dell’evento, per aver raggiunto l’obiettivo, con pochissimi mezzi, di stimolare la riflessione attraverso il cinema su temi come la violenza sulle donne, la discriminazione razziale, i diritti civili, lo stigma nei confronti della differenza.

E allora… alla prossima rassegna…ovviamente aspettando la nuova edizione del Cinedeaf!

Vi lasciamo con il trailer dell’ultima edizione che è stato possibile realizzare (MAXXI, 2017)

 

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